“Il cervello possiede una notevole capacità di modificarsi nel corso di tutta la nostra vita, sotto l’impulso delle esperienze vissute, dei pensieri, delle emozioni e delle relazioni sociali. Questa plasticità consente di apprendere informazioni, comportamenti e abilità, di recuperare funzioni compromesse da eventi accidentali, di migliorare funzioni carenti, di modificare un comportamento disfunzionale per raggiungere un maggior livello di adattamento e di gestire meglio le emozioni per aumentare il benessere.”
“Ma ciò che continua a stupirmi e a mantenere viva la passione per il mio lavoro è sapere quanto tali cambiamenti possano essere promossi e guidati nella direzione voluta, per raggiungere i propri obiettivi.
La psicologia e la neuropsicologia clinica sono le scienze che ci indicano come raggiungere un cambiamento realistico.”
La stimolazione cognitiva
La stimolazione cognitiva è un allenamento delle funzioni cognitive quali la memoria, l’attenzione, la capacità di pianificare, la capacità di trovare strategie e di risolvere problemi, il ragionamento logico, ecc…
È importante in alcune situazioni perché il cervello, così come i muscoli, se non lavora si indebolisce!
Il training consiste in esercizi, proposti in forma orale, tramite carta e matita o programmi informatici.
L’attività ha una veste ludica e può essere, quindi, vissuta come un piacevole passatempo che impegna la mente divertendosi, sfidando se stessi e gli altri a raggiungere nuovi obiettivi; può essere condotta in seduta individuale ma è preferibile in gruppo, poiché il gruppo consente di aumentare il valore ludico, la motivazione e l’impegno.
DIFFICOLTÀ E DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO: GUIDA PER I GENITORI – CAPITOLO 1
I disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia) si manifesta come difficoltà ad apprendere in bambini con un profilo cognitivo nella norma, senza deficit neurologici o sensoriali, che hanno avuto adeguate stimolazioni.
La balbuzie
La balbuzie è un disturbo del linguaggio caratterizzato da alterazioni nella fluenza e nel ritmo dell’eloquio. Le alterazioni dell’eloquio impediscono, alla persona che balbetta, di esprimere verbalmente il pensiero che ha pianificato mentalmente; altre volte egli riesce a controllare la fluenza ma l’eloquio risulta poco spontaneo, quasi “meccanico”.
La balbuzie può essere trattata dal momento del suo esordio fino a tutto l’arco di vita, ma la precocità dell’intervento migliora la prognosi.